Chi
ce lo fa fare di scendere nelle grotte? Il fatto che è molto
bello. È un'attività nella quale si prende un mucchio di freddo,
ci si bagna, si fa spesso una fatica veramente bestiale: ma
nell'insieme è molto bella. Forse penserete: "Sarà perché vedete
dei posti belli, delle belle concrezioni". Sì, certo, nelle
montagne ci sono cose e luoghi estremamente belli, ma non è solo
(e non è tanto) quello il motore: infatti capita molto più
spesso di attraversare posti decisamente brutti e le concrezioni
sono sempre rare. Il motore principale che spinge sottoterra è
la possibilità di viaggiare in un immenso mondo inesplorato. Si
viene a scoprire che esiste il mistero nel territorio che ci
circonda, che esistono pareti e precipizi nell'oscurità di
luoghi impensabili, scavati poco al di sotto di posti solari che
facevano credere di essere completamente abbracciabili con lo
sguardo. A volte si riesce a vagare in mondi giganteschi e mai
visti da esseri umani, ad esplorare i fiumi a monte delle
sorgenti, a contemplare il riunirsi delle loro acque nel buio.
Si imparano a vedere le montagne non solo dotate di superficie,
ma di volume. Insomma, ne vale veramente la pena.
La
speleologia non è un alpinismo all'ingiù. Con l'alpinismo ha in
comune alcune tecniche di arrampicata e il fatto che le due
attività si praticano soprattutto in montagna (ma gli alpinisti
vanno più in alto). Speleologi ed alpinisti, inoltre, hanno in
comune alcuni materiali e questo fatto, marginale, è quello che
più induce gli ignari a pensare alla speleologia come ad una
variante dell'alpinismo. È sbagliato, anche solo perché li
utilizzano in modo diverso: gli alpinisti si spostano sulla
roccia e usano le corde per rimediare alle cadute, gli
speleologi in genere rifuggono dalla roccia e si spostano
proprio sulle corde (ma, ahimè, la roccia non rimedia alle
cadute anche se le arresta...). Tuttavia queste differenze sono
piccole: quella essenziale è che l'alpinista conosce il luogo
geografico dove andrà, l'esploratore ipogeo no. L'uno vuole
cimentarsi nel superamento di un problema arduo, l'altro
soprattutto vedere le vie dell'acqua dentro una montagna.
L'ambiente mentale in cui si muove l'alpinista è la difficoltà,
quello dello speleologo l'ignoto. Lo speleologo è un geografo.
Si immagini un continente sempre pieno di nebbie, di cui sia
possibile conoscere solo le coste, vedere le foci dei fiumi. Se
l'alpinismo fosse l'inoltrarsi nelle nebbie dell'interno,
risalire i fiumi oscuri sino alle sorgenti, risalire pareti alla
cieca, disegnando e rilevando i percorsi e le vie alternative,
se fosse misurare vette nel buio scoprendo pareti, valli,
connessioni fra le montagne, allora la speleologia sarebbe
alpinismo all'ingiù.