MTB - Gran Tour Sibillini

 

Da Frontignano cominciamo a salire all'interno della strada brecciata che sale verso il Passo Cattivo. Non è affatto caldo la temperatura non supera i venti gradi e soffia un bel vento. Il tratto finale che ci porta al passo è ripido e non sempre troppo pedalabile. Mentre i pedali girano lo sguardo si spinge intorno nel ripido pendio che porta a Macchie, dove nasce il fiume Nera. Davanti Cima Vallinfante e il M. Porche sulla destra e il M. Bove Sud sulla sinistra. 
Dal passo discesa lungo la mulattiera della Valle Stretta che porta ai Trocchi dellla testata della Valle del Tenna . Si discende in un ambiente selvaggio e severo sovrastato dal M. Berro e dal M. Priora con i loro ripidi canaloni e le strapiombanti rupi. Sulla destra la lunga catena da qui emerge il M. Sibilla con le sue tante Forre che precipitano nella valle e che sono percorse dai tanti appassionati di canyonins. Queste Forre hanno fatto parte della storia del Gruppo Speleologico di Gualdo Tadino.
Divertenti saliscendi ci aspettano lungo la fantastica Valle del Tenna e siamo in compagnia del fresco e piacevole rumore del torrente Tenna. All'uscita la valle si chiude tra imponenti pareti di calcare e dobbiamo procedere spingendo la bici fino alle Pisciarelle, superando la gola prima e poi il ponte di legno. Si risale in sella per raggiungere sempre su tracciato sterrato fino a Rubbiano per poi arrivare a Montefortino. Ormai il sole riscalda anche perché abbiamo raggiunto basse quote. Da Casa Innamorati (474 m), poco prima di Amandola ci attende la lunga e ripida salita fino a Garulla Superiore (900 m e 10km). Ci dissetiamo alla fontana e al Rifugio Garulla, sosta breve perché ancora il Tour è solo a poco più della metà. Per strada sterrata saliamo a Pintura di Bolognola (1330 m e km 9) a tratti tra freschi boschi: la strada è pedalabile ma sembra non finire mai. Sotto il sudore lo sgurdo non può non catturare la selvaggia Valle dei Tre Santi. Finalmente incontriamo altri Biker. Non è finita! Ora c'è la lunga salita alla Sella del Fargno (1830) altri 7 km di sterrato, una magnifica balconata sulla Valle di Bolognola sotto la mole di Pizzo Tre Vescovi, del M. Rodondo e della Punta Bambuceta. L'arrivo alla sella ci trova ormai stanchi, siamo già a 60 Km e con 2000 metri sulle gambe ...e sulle spalle. Questo tratto non è sempre pedabile soprattutto se ci arrivi già con tanti chilometri sulle gambe. 
Finalmente si prende a scendere verso la lontana Ussita. Dal Fargno lo scenario non ha uguali. Altra balconata sulla Val di Panico con l'imponete mole della parete Nord del M. Bove. 
Con il sole in fronte affrontiamo i circa 1100 metri di dislivello tutto ancora su breccia e rocce affioranti e ci fermiamo sia per riposare le spalle che le mani e per osservare uno scenario veramente imponente che ci ripaga dalla lunga fatica di questo giorno in Tuor per i magici Sibillini. Il volo dei Gheppi accompagna la nostra lunga discesa fino ad Ussita, come il profumo dei variopinti fiori di colore intenso e delle piante aromatiche!
Felici tocchiamo terra....cioè l'asfalto e le prime case di Casali e poi di Ussita......
Mara e Silvano AVIS Gualdo Tadino.

Mara e Silvano

 

 
 

Trekking - Cinque Terrre

 

Escursione al Parco Nazionale delle Cinque Terre 6/10 Giugno 2012.


Il Parco Nazionale delle Cinque Terre con i suoi 4.300 ettari è il Parco Nazionale più piccolo d'Italia e allo stesso tempo il più densamente popolato, con 5.000 abitanti suddivisi in cinque borghi: Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso al Mare.

Qui l'uomo in più di mille anni ha "modificato" l'ambiente naturale sezionando gli scoscesi pendii delle colline per ricavarne strisce di terra coltivabili, i cosidetti ciàn, sorrette da circa settemila chilometri di muretti a secco, la lunghezza della Grande Muraglia cinese.
Questo è il vero tratto identitario delle Cinque Terre, con un paesaggio atipico e fortemente antropizzato: ecco perchè è il Parco dell'Uomo, un territorio diventato Patrimonio Mondiale dell'Umanità
Un territorio in cui mare e terra si fondono a formare un'area unica e suggestiva. Diciotto chilometri di costa rocciosa ricca di baie, spiagge e fondali profondi, sovrastata da una catena di monti che corrono paralleli al litorale. Terrazzamenti coltivati a vite e a olivo, il cui contenimento è assicurato da antichi muretti a secco. 
Un patrimonio naturalistico di grande varietà. Sentieri e mulattiere dai panorami mozzafiato. Cinque borghi: Riomaggiore, Manarola, Volastra, Corniglia, Vernazza, Monterosso al Mare, Vernazza, che si affacciano sul mare. Un ambiente in cui il lavoro secolare di generazioni ha trasformato un territorio inaccessibile in un paesaggio di straordinaria bellezza. Un'Area Marina Protetta e un Parco Nazionale che ne tutelano l'assoluta unicità. Queste, in sintesi, le Cinque Terre, dichiarate dall'UNESCO fin dal 1997 Patrimonio Mondiale dell'Umanità. In un giorno abbiamo percorso il sentiero che unisce i cinque borghi tra vigneti, scalette ripide, sospesi sulle scogliere e il mare blu tra i tanti colori pastello delle case arroccate sulla roccia a picco sul mare. Ancora tracce del recente alluvione a Vernazza del 26 ottobre 2011.
Il giorno dopo presi da questo scenario suggestivo, tra mare e terra siamo ripartiti per il tracciato Sud, da Riomaggiore a Porto Venere. 
Da Riomaggiore abbiamo raggiunto er il sentiero n°3, il Santuario della Madonna di Montenero. Si prosegue in mezzo ai lecci e si raggiunge dopo 20 minuti la località Lemmen, quattro case intorno alla chiesetta. Altri 40 minuti e si arriva al Telegrafo si prende poi il sentiero n. 1 in direzione Portovenere. Dopo aver attraversato la pineta della Palestra del Verde, un itinerario che permette di eseguire una serie di esercizi ginnici all'aperto, si raggiunge il paese di Campiglia. Da qui si prosegue sul lato Sud sotto le pareti del Muzzerone superando il Monte Castellana, e antiche cave di marmo, per poi scendere, attraverso una panoramica scalinata, fino alla piazza centrale di Portovenere.


Mara e Silvano

 

 
 

Trekking - Sentiero Italia

 

Nell'estate del 1986 tre umbri, Mara Loreti, Vittorio Carini, Fabio Ippoliti, naturalisti e speleologi di Gualdo Tadino, hanno inventato, studiato e percorso un itinerario attraverso l'Appennino Umbro. Il loro sogno di collegare il Sentiero Italia alla Toscana e al Lazio è diventato realtà. A giugno del 2012, dopo 26 anni si riparte per riscoprire, camminando insieme, la propria terra troppo spesso dimenticata o vissuta con superficialità, per vedere se in questa Italia, qualcosa della nostra memoria, delle nostre radici, di quel legame indissolubile che ci riporta sempre alla terra sia rimasto, nonostante il dilagante consumismo dettato da una società industriale che sembra aver dimenticato la vocazione agro-silvo-pastorale della nostra Bella Italia. Come allora, attraversiamo boschi, pascoli, campi arati e campi coltivati in alta quota di farro, orzo, patate e fieni. Piccoli casolari di pietra bianca per il ricovero dei pastori che, come allora, praticano la pastorizia e strappano alla montagna piccoli lembi di terra per le colture. Come allora, Natale è li con i suoi 83 anni, con le sue mani grandi segnate dal duro lavoro, con solo 20 pecore e le piccole coltivazioni di orzo, farro e fieno ondulati dal vento. Orgoglioso della sua vita da pastore che le ha permesso di "sistemare" i suoi 3 figli! Ora non fa più il formaggio, ma agnelli o abbaccchi. Un momento davvero emozionante quando ci siamo riconosciuti e come allora i racconti si sono intrecciati.
Abbiamo attraversato il Monte Finiglia, salendo dal Passo Corniello, il M. Pennino (1571m), discendendo dal M. Acuto, verso il Romitorio di San Romualdo. Abbiamo raggiunto il piano di Colfiorito. Da Colfiorito abbiamo raggiunto Taverne e poi Dignano per salire al M. Castello, al M. Tolagna (1484m). Per ripido costone abbiamo raggiunto il paesino di Collattoni sovrastato dal M. Cavallo. Abbiamo raggiunto il paesino nascosto di Pantaneto. Per lunga mulattiera saliamo al passo della Forca, sotto il M. Cavallo. Dal passo scendiamo al paese di Rio Freddo. Decidiamo di scendere per la lunga valle del Rio Freddo fino in Val Nerina, evitando di fare la strada asfaltata che attraversa Fematre e Colle Croce....ancora avventura. Questa valle selvaggia è incredibile con il suo torrente che ci regala un senso di refrigerio e nel fondo valle ci costringe a numerosi guadi. Saliamo a Saccovescio per attraversare il M. Moricone (1429 m), una vasta cupola che degrada verso i Colli dell'Acquaro, sotto il M. Cardosa (1818 m). Il mattino ci aspetta un lungo lavoro prima di lasciare il campo. Il sole è subito caldo e affrontiamo la lunga salita alla Croce del Cardosa (1388 m) passando per ripido ed erboso pendio non tracciato. Da qui la salita continua supera il M. La Bandita (1583 m), il M. Ramacete (1636 m), il M. Prata (1652 m), il M. Colventosa (1626 m), il M. Fausole (1748 m). Finalmente qui abbiamo trovato acqua e qualche faggio per riposare testa e piedi e dissetarsi. Dal successivo M. delle Rose siamo discesi nella Valle di Canatra che ci ha condotto fino a Castelluccio di Norcia (1475 m). Grande festa all'arrivo con i nostri amici venuti a recuperarci dopo giorni di vera avventura alla ricerca di ambienti ancora magici delle nostre belle regioni delle Marche e dell'Umbria. Il Pian Perduto e il Pian Grande ci hanno regalato il fascino della fioritura appena iniziata!

Mara e Silvano